La mia vita, un turbine

Il modo migliore per descrivere la mia vita in questo momento: un turbine. Un turbine di emozioni, impegni, soddisfazioni, amarezze e tutto ciò che la vita ci può riservare. Tutto insieme.

Come mi fa sentire questo? Sì, perché questa domanda non era nelle mie solite domande che mi sarei mai posto spontaneamente, fino a che non ho iniziato a sentire regolarmente un’amica che è anche diventata una mia dipendente poco tempo fa. Come mi fa sentire tutto questo? Mi fa sentire bene, vivo, ho dei bei successi, ho delle difficoltà, mica può andare tutto tutto bene in contemporanea, sai che noia? Però da quando mi pongo bene questa domanda il mio umore ne ha avuto un grande beneficio. Va bene, i problemi esistono; chi non ne ha? Ma tutto sommato…

Ho fondato un’azienda in un paese nuovo, senza grandi contatti, sono sopravvissuto a 2 lockdown e di recente (01.03.2022) ho assunto una seconda dipendente. Continuo a domandarmi se sto facendo le scelte giuste, se sia la strada giusta quella che sto percorrendo, ma mi sono anche reso conto che non mi manca la grinta e la capacità di mandare avanti tutto e la pressione non mi blocca, anzi, mi fa avere idee come quella di aprire una nuova attività, di diversificare, di proteggere il mio investimento.

Devo poter delegare per fare questo ma so che la persona che ho scelto per accompagnarmi lavorativamente parlando, da più di un anno, è degna di totale fiducia. In più negli anni in cui il destino è stato particolarmente duro nei miei confronti, ho intessuto relazioni che ora si rivelano essere giuste per questa mia nuova idea, e le reazioni di quello che ho proposto sono state di entusiasmo totale.

Grazie a tutti quelli che mi stanno vicini in questo momento, grazie alle mie collaboratrici che rendono il lavoro in ufficio sempre piacevole anche quando l’impegno è tanto, grazie a tutti quelli che stanno credendo in me, dopo quasi 15 anni di stillicidio lavorativo, finalmente tutto sembra andare come dovrebbe.

Però poi arriva la reincarnazione di Stalin a perturbare l’ambiente globale, stiamo a vedere. A quanto pare le crisi globali mi hanno portato bene fino ad ora.

Incertezze e certezze

Come mai in questo periodo sto vivendo il paradosso di avere certezze e in contemporanea incertezze. Questo secondo me è il paradosso del piccolo imprenditore, che non ha possibilità, in quanto la sua realtà è troppo piccola, di quelle che siano le certezze del futuro, ma al contempo ha delle certezze, tra cui il personale, i collaboratori, e i rapporti interpersonali.

Vengo da una realtà passata nella quale sono stato portato a diventare quasi sgradevole caratterialmente, ero combattuto tra l’essere gentile e il venire sfruttato. Purtroppo in Italia accorciare troppo le distanze significa aprirsi ai capricci della controparte, mettere in atto un comportamento che, in parte in maniera ricercata, viene considerato come una sorta di debolezza, una volta che sono cortese e che ci diamo del TU (che sul lavoro ho sempre maltollerato ma tant’è il mondo è cambiato ovunque) siamo “amici” e pertanto il cliente inizia a chiedere extra, sconti, cose che esulano dallo scopo principale della collaborazione.

Ora che lavoro in Svizzera, anche quando ho a che fare con altri italiani, il timore reverenziale e il maggior distacco che ti può dare la non certezza di essere connazionali, aiuta a mantenere le giuste distanze e quindi non cadere in questi problemi.

Ho avuto un anno frenetico, carico di soddisfazioni, la maggior parte delle quali, non mancando tra l’altro quelle lavorative, avvengono a livello interpersonale, il rendersi conto di essere un datore di lavoro non male, di riuscire a coinvolgere la gente, suscitare di nuovo fiducia nel prossimo e la riscoperta di una gentilezza che, magari solo di facciata, aiuta in tante cose.

E’ dura lavorare in Svizzera da italiano, molto dura, specialmente credo per merito di molti, anche se non credo siano la maggioranza, che hanno approcciato il paese ospitante come se non fossero nemmeno usciti dal territorio nazionale. Questo in un paese che tiene di più alla forma vuol dire farsi un brutto nome, ma farlo anche a chi non centra niente e cerca di approcciarsi con un modo di porsi basato sul rispetto.

Nonostante tutto trovo un paese, delle istituzioni e della gente che si fida, perché si capisce che mi sto muovendo il più possibile rispettando le regole che scopro man mano. E’ bello al secondo anno di attività andare a scegliere un’automobile, avere il leasing approvato in 72 ore e il veicolo in meno di una settimana. E’ bello il clima di fiducia che si respira, un posto dove ricevi la merce, la fattura successivamente e 30 giorni di tempo per pagarla. Da ex imprenditore italiano è qualcosa a cui non ci si abitua facilmente anche se dovrebbero essere la normalità e comunque, sempre per lo stesso motivo per cui non ci si abitua facilmente, si capisce bene il perché di queste complicazioni.

L’incertezza è di quanto lavoro arriverà e quando arriverà, la certezza è che arriva e che sto costruendo una realtà che crescerà con me. La certezza è che le istituzioni non provino ad affossarmi ma invece mi sostengono, la certezza è che quando chiamo qualcuno che deve darmi un servizio faccia di tutto per aiutarmi, che in fondo dovrebbe essere la norma ma purtroppo dalla parte del confine a cui sono abituato non lo è nemmeno un po’.

La certezza più grande è che sono riuscito a progredire a livello umano a tal punto da riuscire a lavorare per un anno con una persona che rimane legata al suo posto di lavoro per tantissimi motivi tra i quali la retribuzione e il lavoro in sé sono la parte meno importante anche se hanno la loro importanza basilare.

2021

Sembra strano, abbiamo tutti bisogno di ragionare a cicli, e quale ciclo convenzionalmente riconosciuto è migliore che quello dell’anno solare? Tutti tiriamo le somme a questo punto, è naturale, e infondo tutti ne abbiamo bisogno, che vogliamo ammetterlo o meno.

Quest’anno è stato strano, ansie, nervosismi, novità, entusiasmi e delusioni. Ho fatto una mossa coraggiosa sul lavoro, mi sono tolto parecchia zavorra, ho iniziato a lavorare più easy. Mi sono state chiare alcune cose che avrei dovuto capire tempo fa, ho finalmente metabolizzato un’esperienza fallimentare precedente.

Ho conosciuto persone nei primi mesi dell’anno, alcune di persona (la penultima uscita fotografica possibile prima del lockdown) e una persona virtualmente, aiutandola a riparare il computer che aveva smesso di funzionare durante il lockdown. Sono state amicizie importanti perché mi hanno permesso di confrontarmi e di volgere altrove la mente ogni tanto quando la quotidianità del telelavoro rendeva la vita famigliare pesante.

Non avrei mai immaginato di puntare la sveglia alle 6.00 ogni mattina del lockdown per avere 2 ore di tempo tutte per me, 2 ore in cui ho avuto qualche occasione di introspezione che mi hanno fatto capire diverse cose di me e del mio modo d’essere.

Sono riuscito ad acquisire una nuova serenità, che potrebbe sembrare fatalismo ma in realtà credo sia una semplice accettazione della realtà della vita. Inutile preoccuparsi troppo, tanto i problemi non li risolve la preoccupazione. Inutile perdere il sonno sui problemi, tanto te li trovi la mattina dopo e sei solo più stanco per affrontarli.

Oggi sono 16 anni che sono amico di una persona, amicizia nata virtualmente, amicizia molto intensa e bella continuata anche dopo la nostra conoscenza e dopo che gli eventi della vita (è facile sentirsi spesso da studenti) ci hanno portato a non sentirci più per tanto tempo. Sono contento, è una delle mie ultime birre in compagnia pre-covid 🙂

Questo 2020 mi ha portato, come ultimo regalo prima della sua conclusione, l’inizio di un rapporto lavorativo pieno, intenso e molto stimolante. Una persona assunta senza vedere il CV, senza conoscere molto di questa persona ma con una consapevolezza grande: una grandissima voglia di fare, di riscatto e di autorealizzazione. Tutto ciò unito a ciò che di più forte mi ha comunicato questa persona quando me la sono trovata di fronte per la prima volta: onestà. Mi trovo a lavorare con una persona che spesso considero quasi mia pari, non tanto per le competenze tecniche, ma quanto per una visione di quello che è l’impegno e la strategia aziendale.

In questo 2021 devo rimanere calmo, sereno e con un obiettivo ben chiaro sempre davanti a me. In questo modo potrò lasciare il peggio alle spalle. Auguri a chiunque dovesse leggere passando da questo spazio! Buon 2021. Alla fine L’annus horribilis non è stato poi così orribile. Il come affrontare questo 2021 dipende solo dal nostro stato mentale!

Sabato santo

Sabato santo è sempre stata una giornata molto particolare per me, fino a che ho vissuto in famiglia con i miei genitori, per lo meno. Una giornata ferma, felice, senza pensieri, il culmine di un periodo e un momento per stare tutti insieme

Forse è una delle poche giornate in cui si riposava anche mia mamma, si mangia poco, perché ancora quaresima, si sta insieme.

Durante le vacanze pasquali mi è sempre piaciuto vivere la bellezza delle mattina che parte lentamente, facendo in modo di essere il primo ad alzarmi, anche se non riuscivo sempre nell’intento, in modo da godermi la mattina, di solito soleggiata e con il tepore della primavera, con i membri della famiglia che piano piano si uniscono a me nella giornata.

Una giornata riflessiva, culmine di un periodo di attesa, caratterizzato, come ho sempre fatto, dal silenzio, un modo per riprendere i contatti con la mia interiorità, qualche rinuncia. Una giornata a televisione rigorosamente spenta, un buon libro, la colazione fatta con calma, pranzo leggero tutti insieme, nulla di programmato anche se nessuna preclusione fosse venuta in mente qualche idea a qualcuno. Un po’ mi manca.

Ora non è più così, ho la mia famiglia, quindi posso capire che, anche se ci si rilassa, si fa di più di quanto si faceva quando si era ragazzi. A volte è un miracolo trovare 10 minuti di fila sulla stessa cosa.

Quest’anno è stato difficile percepire questa atmosfera, ma in fondo è una quaresima che dura da più di un mese e che durerà un altro mese buono se tutto va bene. E’ difficile capire il susseguirsi delle giornate, spesso non ricordo che giorno sia, e domani è Pasqua e in questo momento mi piacerebbe un po’ di tempo da solo.

Buona Pasqua a tutti.

Silenzio

Silenzio, uno stato che spaventa i più. Forse perché non siamo portati a percepirlo fino in fondo. Forse perché sotto una soglia di rumore le nostre orecchie riescono a percepire il fluire del sangue nel nostro corpo. Non c’è scampo.

Il silenzio, in fondo, è fatto di suoni, per lo più piacevoli, coinvolgenti, rilassanti. Con il silenzio è possibile ascoltare noi stessi, che probabilmente è ciò che spaventa i più del silenzio.

Una società come la nostra non rimane mai in silenzio. Notifiche, messaggi vocali, post, video, pubblicità, social, ecc. Rumore, rumore, rumore e ancora rumore. Sembra che l’uomo moderno non sia capace di stare in silenzio.

In silenzio ci accorgiamo che i nostri pensieri sono rumorosi, caotici, a volte più della vita che ci circonda. Ma proprio dai nostri pensieri ci accorgiamo di quanto siano profonde le nostre necessità e quali siano i nostri veri desideri.

Tempo fa solevo fare due cose per ricercare il silenzio.
La prima era quella di guidare fino a un punto di una strada di montagna dove sapevo fosse possibile entrare nel bosco per qualche metro con la macchina, la spegnevo, uscivo dall’abitacolo per andare a sdraiarmi su cofano e parabrezza. Il tepore del motore con il contrasto del fresco del bosco, unito a tutti gli scricchiolii del metallo dell’automobile che iniziava a raffreddarsi e il leggero soffiare della brezza tra i rami degli alberi e qualche civetta che faceva sentire il suo lamento qua e là.
La seconda era di tipo totalmente diverso, una macchina molto vecchia, ancora con le bobine non schermate, accendevo la radio in onde medie, senza nessuna stazione sintonizzata e vagavo ascoltando il suono delle bobine che innescavano nella radio che producevano un rumore bianco a frequenza variabile proporzionale alla frequenza di rotazione del motore.

Nel primo caso lasciavo liberi i pensieri di scorrere e li ascoltavo.

Nel secondo caso riuscivo a svuotare completamente la mente, raggiungendo di fatto un silenzio ancora più profondo che durava pochi istanti dopo la fine del gioco. I pensieri in questo caso tornavano poco alla volta come una dissolvenza cinematografica. A volte mi aiutava ad ascoltare meglio i primi che affioravano.

Il silenzio mi piace, il silenzio è qualcosa di utile per conoscersi meglio e per essere sinceri con se stessi e perché no, per decidere di volere la confusione che ci circonda.

Fotografia inaspettata

Due pezzi dalla mia “collezione”

Mi capita di parlare di fotografia con le persone più inaspettate. Sto fotografando famigliari con la mia Yashica 124 (in foto sulla destra), fuori da una casa in un piccolo agglomerato sull’appennino toscano, quando il vicino di casa, ormai anziano, mi dice:”Quella ce l’ho anch’io!”

Quella che ne è seguita è stata una discussione molto stimolante sulla fotografia, e sul fatto che la fotografia analogica sia più gradevole per molti aspetti, specialmente quella in bianco e nero. E’ stato sorprendente trovare una persona appassionata in una persona che non avrei mai sospettato prima.

Non è la prima volta che trovo un degno interlocutore di fotografia inaspettatamente. Mi ha fatto molto piacere.

Mens Sana in Corpore Sano

Quest’anno, a discapito di tutti i precedenti, sento la necessità di mettermi in forma, di smaltire un po’ di zavorra che mi appesantisce e riguardagnare quel livello di attenzione che ora un pochino si è affievolito, per cercare di sbarazzarmi di quel torpore che alle 21:00 mi piglia e che poi mi tocca assecondare a ogni modo. Il fatto che la mia sveglia sia quasi sempre puntata alle ore 5:00 non aiuta certamente, ma non riuscire a stare sveglio altrimenti non è bellissimo.

In ogni caso ho deciso, come tutte le altre volte, di dedicarmi alla bicicletta. Sperando di non infilarmi in un’esperienza fantozziana, spero di tornare a scrivere presto delle mie esperienze. Cercherò di non saltare in sella alla bersagliera!

Nuovo inizio

Inizia un nuovo periodo, lavorativo e personale, per certi versi è uno dei tuffi più grandi che abbia mai fatto nella mia esistenza.

Quando iniziano questi periodi si mettono alla prova gli equilibri, familiari e non, lavorativi e di amicizie. C’è la possibilità di mettersi alla prova, che è sempre una cosa auspicabile, e di capire cosa realmente sia importante e cosa no. Fortunatamente ho incontrato persone che mi stanno supportando in questa fase e che mi stanno dando la spinta necessaria per la riuscita di questo periodo.

Grandi aspettative, insomma.

Invecchiare insieme

La sfida più grande in questo mondo moderno è quella di far durare le relazioni, di qualunque tipo esse siano. Amicizie, amori, fidanzamenti o matrimoni.

Viviamo un periodo frenetico fatto ormai da tempo di oggetti che sono diventati usa e getta in tutto e per tutto. Temo che abbiamo iniziato a considerare anche le persone così, siamo sempre più impegnati e vediamo le persone, anche le più vicine come delle “relazioni da tempo libero” ma libero da cosa? Alla fine non lo sappiamo bene nemmeno noi, perché sembra a volte che se non è lavoro, non è importante.

E finiamo inevitabilmente a sfogliare facebook o instagram sul divano, magari vicinissimi al proprio/a compagno/a senza proferire parola pensando anche che non abbiamo più argomenti di discussione quando alla fine siamo talmente sopraffatti da questo meccanismo che non proviamo nemmeno a spezzarlo. O a guardare la partita di calcio senza accorgerci che potremmo impiegare in maniera decisamente più interessante il nostro tempo in quel momento.

Alle volte le relazioni sembra si riducano a formare dei “compagni di tempo libero” e non “compagni di vita”.

Perché tutto questo pensiero in questo momento? In piccola parte autobiografico, ma sono riflessioni emerse da malesseri che emergono da situazioni che fanno soffire persone a me vicine, che fanno sì che tutto sia in forse dopo comunque tanti sforzi.

Una coppia anziana che legge e commenta il giornale a un tavolino di un bar.
Il motivo che mi ha spinto a scrivere queste riflessioni

Nella foto che ho pubblicato c’è un’immagine rubata, fatta in modo che non fossero riconoscibili i volti di una coppia anziana che è seduta al tavolino di fronte al mio a un bar di Milano. Non ci vuole molto a capire che ne hanno passate tante, insieme, che sono stanchi ma felici e che la scintilla che li ha portati a condividere la vita è ancora accesa.

Leggono il giornale, ciascuno il suo, poi sicuramente se li scambieranno e si interrompono per informare l’altro di ciò che li colpisce di quello che stanno leggendo. Ecco, magari non con il giornale che è solo un pretesto, io voglio invecchiare così con mia moglie. Arrivare a 70 anni e tirare le file della nostra vita (magari ancora con lunghe prospettive, chi può saperlo) e scoprire che siamo stati compagni di vita, avere un’espressione stanca, serena e ancora complice. Perché nella vita cambieranno tante cose, tante situazioni si sussegueranno, difficoltà, angosce, felicità e momenti belli, ma quello che non deve mai cambiare è il “Noi” scritto non a caso maiuscolo.

Mi porti al Sacro Monte?

Mi porti al Sacro Monte?

Sembra una richiesta così semplice, ma carica di significato nella sua semplicità. Arriva un momento nella vita di un uomo in cui anche le cose più semplici diventano difficili.

Arriva il momento nella vita di un uomo in cui capisce che il momento in cui tutto sembra difficile sta accadendo a una persona a lui cara. E quindi decide di prendersi un giorno di ferie per accompagnare il padre al sacro monte. Questo giorno è stato il 28 giugno 2018.

Perché parlo di questo momento solo ora? Ma molto semplice, ho voluto, a dimostrazione del fatto che ero sicuro che ce l’avremmo fatta, fare una scommessa con mio padre, dicendo che avremmo fatto il viale delle cappelle del Sacro Monte di Varese in meno di un’ora. Nulla di eccezionale, ma le paure di non farcela, di non riuscirci nelle 2 ore pianificate, di non essere in grado, mi hanno fatto mantenere il cronometro del mio orologio, con il tempo finale fino ad oggi. Il problema è che si stanno scaricando le batterie e quindi ho dovuto procedere a documentare quello che è un ricordo di una giornata molto bella in modo che diventi indelebile.


28 giugno 2018, salita al Sacro Monte di Varese

Mi ricorderò sempre di quella giornata bella in un periodo molto difficile sia personalmente che professionalmente.