Comfort zone

Non sono un entusiasta utilizzatore delle parole straniere ma mi rendo conto che non saprei come tradurre questa espressione che si è diffusa e si sta diffondendo anche nel nostro quotidiano. E’ buffo, l’inglese è una lingua molto più semplice dell’italiano, ma il mondo anglosassone è facile che abbia un nome per quelle cose per cui a noi servono invece allocuzioni più o meno complesse.

Di cosa si tratta? Non lo so con precisione, al solito non sono uno psicologo né ho fatto studi approfonditi sulla psiche umana ma tendo a basarmi sul mio vissuto e su una buona dose di empatiache mi permette di leggere a volte, più o meno profondamente, sotto la superficie di chi mi sta vicino. La comfort zone è tutto quella consuetudine di abitudine, persone e comportamenti che ci fanno stare bene, nella quale tutti più o meno tendiamo a rinchiuderci isolandoci poi alla fine dal mondo reale che è appena fuori dalla cosiddetta comfort zone.

Alle volte si ricerca proprio situazioni che siano fuori dalla comfort zone (appena fuori) per sentirci più vivi e per apprezzare meglio le situazioni consolidate che sono al suo interno. A volte è bello sentirsi a disagio in maniera controllata. Penso che sia una cosa simile al brivido che cerca il giocatore d’azzardo, anche se in maniera più limitata.

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