Il sapore dell’offline

Ho sempre vissuto con grande entusiasmo tutta la tecnologia, ma ultimamente sto diventando un po’ scettico.

Questo scetticismo deriva dal fatto che la tecnologia è passata dall’essere un ausilio alla nostra vita, all’essere qualcosa che bisogna per forza avere (non importa se non la si comprende o usa a fondo) altrimenti non sei nessuno.

E i produttori cercano sempre di più di creare coinvolgimento, fare in modo che il possessore dello strumento tecnologico senta il bisogno di usarlo di più di quanto vorrebbe usarlo.

Mi sto disiscrivendo da Facebook. Ho maturato questa decisione per molti motivi, uno dei quali, non sopporto più la volontà di creare coinvolgimento forzosamente. Non ce la faccio. Ultimamente erano tutti messaggi:”Wow, hai pubblicato questa settimana e X persone hanno aggiunto reazioni! Continua così!” oppure:”I tuoi amici non sanno cosa stai facendo, pubblica!” Ora, per quanto io possa capire il paradigma per cui se uno strumento è gratuito, allora chi te lo offre guadagna con quello che fai con lo strumento; venire incitato a usarlo, in maniera assillante, non è cosa che mi piaccia. Aggiungiamoci i continui cambi di funzionamento dello strumento e il fatto che è impossibile uscire dalla propria “bolla”, mi ha fatto riflettere che, in fondo, non mi serve nemmeno a tenere i contatti con la gente che non vedo e non sento spesso.

Il mio annuncio di disiscrizione, fatto pubblico, con visibilità a tutti, ha riscosso commenti e messaggi privati, solamente da persone con cui mi sento regolarmente tramite facebook, oppure che vedo spesso nella vita reale. E di questa gente, qualcuno non si è nemmeno accorto del post con ricondivisioni in orari diversi e giorni successivi. Su questo lo strumento principe scelto dalle persone per stare in contatto, con me, ha fallito miseramente.

E’ stato bello ricevere messaggi, numeri di telefono e inviti a farsi una birra. molto bello. La frequentazione offline ha tutto un altro sapore.

Negli anni ’90 e i primi 2000, io ero costantemente su internet. E questo dalla maggioranza dalle persone era considerato strano. Era una tecnologia con potenzialità infinite. Ci credevo, credevo sul serio nel cyberspazio, che un giorno o l’altro sarebbe stato possibile visitare posti senza spostarsi da casa, esplorare i musei. La realtà virtuale. Alla fine tutto questo ha avuto ricadute per lo più ludiche e di passatempo, a volte, fine a se stesso.

Ho vissuto il periodo dei blog, ne ho avuti due di cui uno di discreto successo, entrambi nell’anonimato più totale. Ora voglio tornare a scrivere. E a incontrare le persone per avere novità sulla loro vita.

Alla prossima

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