Tempus fugit

Preferisco dire che il tempo corre piuttosto che la vita è breve, perché tutto è relativo. La vita è breve a seconda di come la viviamo. Se la lasciamo scorrere via è dannatamente breve, se siamo in momenti in cui la vita ci mette alla prova il tempo alle volte sembra rallentarsi, e non finire mai. Se poi riusciamo a incanalare il nostro tempo in qualcosa di bello, entusiasmante, stimolante, allora ci troviamo di fronte a un paradosso. La vita si carica di emozioni, il vissuto si gonfia, sembra che abbiamo fatto un milione di cose ma la sera cala inesorabile e i giorni si susseguono a un ritmo vorticoso.

Per questo motivo ho iniziato (magari qualcuno si è anche domandato il perché di certe mie esternazioni) a esprimere quello che provo nei confronti delle persone a cui sono più legato, alle persone importanti della mia vita, sia esso un “Ti voglio bene” che lo spiegare all’interessato/a che in qualunque momento passo in un determinato punto della città, il mio pensiero si rivolge automaticamente ad una persona. Può anche essere una richiesta di una foto insieme.

Cosa sta succedendo? Sta succedendo che mi sono stancato dell’approccio all’esistenza che mi ha portato a scrivere queste riflessioni, succede che il tempo cancella le memorie ma insegna anche con gli errori commessi e succede che non voglio nascondere i miei sentimenti alle persone che mi sono care. Non ha senso il modo in cui siamo stati cresciuti che ci obbliga a tenere sempre tutto dentro. Perché non dovrei dire a una persona che le voglio bene? Perché? Che male c’è? A volte va bene che sia implicito, a volte questo sentimento va esternato.

Davvero ha senso il mostrare a sé stessi e agli altri che non si ha bisogno di nessuno? Che si basta a sé stessi e che siamo forti?

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