Come mai un sistemista nel 2022 parla di una poesia di fine 1700?

E’ curioso come uno dei periodi più difficili della mia esistenza mi viene sempre in soccorso quando qualche contrasto o difficoltà mina il mio entusiasmo e la capacità di vivere o lavorare serenamente.

E’ curioso altresì il fatto che la risposta arrivi sempre puntuale dal 1800, da Samuel Taylor Coleridge, direttamente dalla conclusione del suo “The rhyme of the ancient mariner“, uno scritto del 1798 che mi colpì profondamente a scuola, avevo 17 anni, e mi investì con tutta la sua forza, per lo più pacata, e a tratti con una potenza enorme.

In questo scritto colgo il modo di affrontare l’ignoto (per quanto vogliamo raccontarcela nella vita di un imprenditore ciò capita tutti i giorni) e il compiere azioni che momentaneamente possono sembrare sensate e di cui ci si pente (a chi non capita?) e attribuire poi “conseguenze” a quelle azioni anche se non sono assolutamente correlate.

Chiaramente l’inglese di fine 1700 non aiuta in una lettura semplice e scorrevole ma è più semplice approcciarsi a questo scritto di quanto si possa immaginare.

Man mano che rimugino sugli eventi di questi giorni e cerco di trovare un distacco sufficiente per prendere una decisione, ecco che ritorna l’eco di Coleridge nella mia testa.

Per me sono stati anni difficili quelli della scuola, alcuni insegnanti cercavano di incasellare uno studente (io) fuori dagli schemi, in grado di passare dalla matematica al latino all’inglese antico come niente ma che lo faceva non seguendo gli schemi imposti, alla faccia della raccomandazione di tutti di “non studiare a compartimenti stagni”. Bene quel periodo mi ha insegnato (a posteriori perché la mia autostima si è costruita ben dopo) a credere in me, nelle mie intuizioni e nella mia capacità di analisi anche se mi scontro duramente con chi mi sta intorno. Ho avuto una professoressa di latino che pretendeva che rientrassi nei ranghi (assolutamente nulla di comportamentale, solo di studio e di apprendimento, in pratica facevo bene tutto ma senza lo sforzo degli altri studenti e mi piaceva divagare) e per punirmi mi interrogava ogni santo giorno dell’anno fino a trovare qualcosa a cui non sapessi rispondere. Ciò a scapito dello studio nelle altre materie nelle quali comunque riuscivo bene.

La professoressa di inglese mi disse che era arrabbiata con me perché con un briciolo di impegno in più sarei stato il suo migliore studente e a nulla valsero le mie obiezioni spiegando la situazione con la collega, non mi diede torto ma nemmeno ragione. Però mi insegnò che anche con del risentimento bisogna essere sempre onesti con chi abbiamo davanti.

Tutto questo excursus scolastico mi serve per spiegare il motivo per cui un sistemista, ingegnere, nel 2022 tira fuori dal cilindro Samuel Taylor Coleridge una mattina di fine agosto.

Bene, nei momenti di crisi, nei momenti in cui devo prendere una decisione sofferta, torno sempre su questa ballata, nella sua semplice complessità. Oggi ne ho riletto un bel pezzo, nei prossimi giorni la completerò perché, da imprenditore, ho colto dei paralleli grandi nella gestione di una azienda tutto sommato piccola con grande potenziale (come la nave nei confronti dell’oceano che però nel 1800 riesce ad arrivare nei pressi del Polo Sud) nel tumulto degli eventi di questo anno che potrebbe essere ricordato come uno dei più difficili dal punto di vista dell’economia globale.

Cosa mi coglie sempre di sorpresa di questa poesia? La frase finale. La cito spesso, ci penso ogni volta che le situazioni diventano impegnative, mi da sempre la forza di sfoderare un sorriso e mettere da parte avversità e preoccupazioni per tornare a concentrarmi su ciò che è importante e prendere le mie decisioni.

He went like one that hath been stunned,
And is of sense forlorn:
A sadder and a wiser man,
He rose the morrow morn.

Specialmente gli ultimi due versi, dei primi due ho una memoria abbastanza confusa circa la traduzione e il significato.

Con una traduzione abbastanza libera (in questo momento la mia insegnante di inglese delle scuole potrebbe avere un malore) sarebbe

“E il giorno successivo sorse un uomo più triste e più saggio.”

Che poi è quello che succederà. La tristezza di cui si parla non è quella che mi impedirà di sorridere e scherzare con chi mi circonda, non è quella che mi blocca in una situazione nella quale continuo a rimuginare su ciò che è andato storto, ma alla fine si risorge dalle difficoltà con una saggezza che si spera aiuti a non cacciarsi nuovamente nelle stesse situazioni e con una vena di tristezza in più, come le riparazioni dei vasi giapponesi fatte con dei materiali prezioni a rendere evidente un evento avverso ma con un materiale che arricchisca ciò che è la nuova vita e utilità di ciò che si era rotto.

Fede

La pandemia mi ha cambiato. E chi non è stato cambiato dalla pandemia?

La mia componente spirituale si è distaccata dalle prescrizioni che mi portavano ad andare alla messa la domenica, consapevole di ciò che stessi facendo, ma in maniera già stanca da diverso tempo.

Ho perso la fede? Non credo proprio e credo sia difficile da spiegare ciò che mi sta capitando anche perché non è del tutto chiaro nemmeno a me.

Ieri ho avuto un’esperienza che mi ha messo un po’ a disagio e mi ha confermato che non ho perso la fede bensì sto attraversando un momento di crisi che attualmente non so dove mi porterà.

Sono stato a fare un gita, trovandomi in vacanza, a un monastero francescando, uno di quelli particolarmente importanti per i devoti del santo. Avevo già visitato tra il 2009 e il 2011 (non ricordo di preciso l’anno) lo stesso posto e, complice il diverso periodo dell’anno, sono stato travolto da questa sensazione di disagio nei confronti di tutto ciò che gira attorno alla fede.

Ho visto, da imprenditore non è difficile, subito la macchina da soldi in moto. Non ho mai biasimato questo lato di trarre profitto dal turismo, fino a che non diventa qualcosa di insostenibile. Il pranzo a 13€ gestito alla guisa di una mensa va benissimo, anche i frati di qualcosa debbono campare. Non mancano i prodotti del territorio, i prodotti del lavoro dei frati e tutto ciò serve a mantenere in efficienza un luogo unico, molto bello, dove sicuramente le persone si recano per i più disparati motivi.

Un po’ mi hanno sempre fatto storcere il naso i devoti a San Francesco, mi sono sempre domandato come fosse possibile avere sempre un sorriso, un sorriso che mi è sempre sembrato forzato o comunque una “maschera” davanti a ciò che la vita ci infligge costantemente, perché nessuno è immune ai colpi che ci sferra la vita. Preferisco di gran lunga avere a che fare con una persona il cui umore è altalenante ma che quando sorride, lo fa sul serio. Poi magari sono solo io che non ho mai capito a fondo la loro filosofia di fondo.

Diciamo che viste le premesse non ero nell’ambiente ideale per capire quanto potessi essermi allontanato dalla mia fede.

Ho scoperto che la mia fede c’è. Forse più consapevole di prima, ma è come in pausa. O meglio, sono in pausa le esternazioni e la partecipazione ai sacramenti. Questa è una scelta consapevole perché in un momento di crisi, un momento in cui non mi è chiaro in che direzione sto andando, non riesco a essere coerente con un messaggio molto importante e molto profondo, pertanto non riesco a partecipare attivamente a questa vita.

In ultimo ieri ho visto molta gente. Molta gente che ha raggiunto il luogo come se fosse un’attrazione turistica qualsiasi. Molta gente che non si cura minimamente che i bambini (magari viaggiano con 6-7 figli) scorrazzino liberamente in luoghi di preghiera non provando minimamente a contenere l’esuberanza dei più piccoli in situazioni dove ci sono altri che magari (e non sto parlando di me) stanno cercando un raccoglimento per pregare.

Devo provare a tornare fuori stagione turistica, a cercare di capire quali emozioni si scateneranno in un momento in cui riesco a fare silenzio dentro e fuori di me.

Già aver visto che qualcosa si è mosso dentro, in una maniera che non riesco a capire, è già un segnale che mi indica che non tutto è perduto e che devo fare ancora della strada per capire come si è evoluto questo mio lato.

Una cosa per me è diventata certa. Dio è ovunque, questi luoghi servono agli uomini ma non lo rendono più vicino. La religione dovrebbe indirizzarci semplicemente a cogliere questa presenza che è sia trascendente che immanente nell’esistenza di chi crede ma queste linee guida sono sia precise che non precise allo stesso modo. In ultimo la religione non deve essere una barriera, una gabbia nella quale rinchiuderci. Paradossalmente sento molto di più il peso etico delle mie scelte ora che sono in crisi che prima quando non lo ero.

Descriversi

Descriversi è la cosa più difficile che esista, per lo meno per me.

Capita però che tu debba farlo per lavoro e ti accorgi che, in fondo, dedichi tanto tempo a tante cose ma mai a te stesso. Eh sì perché più le persone ci sono vicine, più le diamo per scontate e chi c’è di più vicino a noi che non noi stessi?

Quindi in questi giorni sto cercando prima di tutto di capire io stesso chi sono, cosa faccio, come descrivere il mio lavoro a chi non ne capisce nulla. Cose semplici si potrebbe pensare. Tutt’altro!

Quindi, visto che so che leggerai questo post, sappi che mi stai dando un’opportunità grande, anche se comunque impegnativa! 🙂

La mia vita, un turbine

Il modo migliore per descrivere la mia vita in questo momento: un turbine. Un turbine di emozioni, impegni, soddisfazioni, amarezze e tutto ciò che la vita ci può riservare. Tutto insieme.

Come mi fa sentire questo? Sì, perché questa domanda non era nelle mie solite domande che mi sarei mai posto spontaneamente, fino a che non ho iniziato a sentire regolarmente un’amica che è anche diventata una mia dipendente poco tempo fa. Come mi fa sentire tutto questo? Mi fa sentire bene, vivo, ho dei bei successi, ho delle difficoltà, mica può andare tutto tutto bene in contemporanea, sai che noia? Però da quando mi pongo bene questa domanda il mio umore ne ha avuto un grande beneficio. Va bene, i problemi esistono; chi non ne ha? Ma tutto sommato…

Ho fondato un’azienda in un paese nuovo, senza grandi contatti, sono sopravvissuto a 2 lockdown e di recente (01.03.2022) ho assunto una seconda dipendente. Continuo a domandarmi se sto facendo le scelte giuste, se sia la strada giusta quella che sto percorrendo, ma mi sono anche reso conto che non mi manca la grinta e la capacità di mandare avanti tutto e la pressione non mi blocca, anzi, mi fa avere idee come quella di aprire una nuova attività, di diversificare, di proteggere il mio investimento.

Devo poter delegare per fare questo ma so che la persona che ho scelto per accompagnarmi lavorativamente parlando, da più di un anno, è degna di totale fiducia. In più negli anni in cui il destino è stato particolarmente duro nei miei confronti, ho intessuto relazioni che ora si rivelano essere giuste per questa mia nuova idea, e le reazioni di quello che ho proposto sono state di entusiasmo totale.

Grazie a tutti quelli che mi stanno vicini in questo momento, grazie alle mie collaboratrici che rendono il lavoro in ufficio sempre piacevole anche quando l’impegno è tanto, grazie a tutti quelli che stanno credendo in me, dopo quasi 15 anni di stillicidio lavorativo, finalmente tutto sembra andare come dovrebbe.

Però poi arriva la reincarnazione di Stalin a perturbare l’ambiente globale, stiamo a vedere. A quanto pare le crisi globali mi hanno portato bene fino ad ora.

Anno nuovo, anno vecchio, bilanci

Alba al parco delle cave, febbraio 2020

Raramente pubblico immagini su questo sito, anche perché normalmente vengono pubblicate sul mio sito di fotografia o sui miei vari canali social. Questa però ha diversi significati e non ho una foto decente di inizio 2021 (anche perché oggi è stato brutto tempo).

In maniera goliardica, scaramantica o anche convinta (qualcuno è sicuramente convinto di quanto sto per scrivere) è stata data la colpa di ogni disgrazia avvenuta al 2020. Il 2020 è un periodo di tempo convenzionale, sancisce una rivoluzione completa del nostro pianeta intorno al sole, non è nulla di più di un raggruppamento consecutivo di 366 giorni (infatti era bisestile) che per forza non ha alcuna volontà, alcuna colpa né nulla.

Sono capitate tante cose quest’anno, è stato carico di avvenimenti, ma primo tra tutti l’anno in cui la pandemia si è diffusa in tutto il pianeta con, primo esempio reale e ben documentato, diversi eventi attorno al globo che si riassumono sotto alla definizione di Lockdown. Da lombardo mi fa ridere questa somiglianza antitetica dialettale con l’inglese. Per dire qualcosa di chiuso volontariamente, si dice “Sarà sù” (Chiuso sù) mentre in inglese Lockdown (Chiuso giù). Questo evento ci ha fatto rivalutare la nostra vita in tanti modi diversi, tra cui quello delle libertà individuali e diritti civili che alcuni sono pronti a barattare per un tozzo di pane ma non per combattere un’emergenza sanitaria senza pari.

Una consapevolezza è nata in me. Probabilmente questo sarà il primo di eventi simili in questo mondo sempre più affollato. Che è in corso una lotta per uno dei diritti più sacrosanti che l’uomo abbia e di cui non comprende la bontà, il diritto alla privacy. Il diritto al fatto che nessuna entità possa sapere che cosa stia succedendo nel privato di ciascuno di noi.

Non so cosa ci riserverà il futuro ma mi sento in dovere di fare qualcosa per le generazioni future ma mi sento troppo piccolo per fare qualsiasi cosa. Chissà magari mi verrà una buona idea. Sicuramente l’umanità è chiamata ad essere più attenta perché abbiamo avuto una dimostrazione lampante che alcuni atteggiamenti contro alcune regole sanitarie, da un gruppo tutto sommato ristretto di persone, abbiano messo in ginocchio il pianeta intero.

D’altro canto in questo 2020, anche se le avvisaglie c’erano già da tempo, si è scatenata la disinformazione a livelli mai visti. E abbiamo visto come, gente che dovrebbe avere una cultura di un certo tipo, credere nelle affermazioni più dementi e assurde, che vanno contro ogni buon senso come contro il metodo scientifico che è quello che ha permesso a questa fetta di popolazione, preoccupantemente grande e prolifica sui canali di comunicazione, di far sentire la propria voce e soprattutto di incontrarsi.

Credo che in questo 2021 vedremo delle scene pietose di gente che nega la pandemia, si ribella alle misure di contenimento della stessa e che rifiuterà il vaccino in quanto strumento di controllo mentale. Beh, forse non si sono accorti che la loro mente è già stata controllata senza nemmeno queste tecnologie che millantano. Sono veramente curioso di scoprire come si evolverà questa lotta tra le istituzioni e chi si ribella a qualunque cosa venga proposta, solo perché possa essere fastidiosa o scomoda o semplicemente perché non credono nella realtà dei fatti. Addirittura qualcuno nega che sia tutto vero perché non ha visto i morti in quanto erano tutti chiusi in casa.

Con tutte queste elucubrazioni a ruota libera, auguro a chiunque passi di qui un buon 2021.

2021

Sembra strano, abbiamo tutti bisogno di ragionare a cicli, e quale ciclo convenzionalmente riconosciuto è migliore che quello dell’anno solare? Tutti tiriamo le somme a questo punto, è naturale, e infondo tutti ne abbiamo bisogno, che vogliamo ammetterlo o meno.

Quest’anno è stato strano, ansie, nervosismi, novità, entusiasmi e delusioni. Ho fatto una mossa coraggiosa sul lavoro, mi sono tolto parecchia zavorra, ho iniziato a lavorare più easy. Mi sono state chiare alcune cose che avrei dovuto capire tempo fa, ho finalmente metabolizzato un’esperienza fallimentare precedente.

Ho conosciuto persone nei primi mesi dell’anno, alcune di persona (la penultima uscita fotografica possibile prima del lockdown) e una persona virtualmente, aiutandola a riparare il computer che aveva smesso di funzionare durante il lockdown. Sono state amicizie importanti perché mi hanno permesso di confrontarmi e di volgere altrove la mente ogni tanto quando la quotidianità del telelavoro rendeva la vita famigliare pesante.

Non avrei mai immaginato di puntare la sveglia alle 6.00 ogni mattina del lockdown per avere 2 ore di tempo tutte per me, 2 ore in cui ho avuto qualche occasione di introspezione che mi hanno fatto capire diverse cose di me e del mio modo d’essere.

Sono riuscito ad acquisire una nuova serenità, che potrebbe sembrare fatalismo ma in realtà credo sia una semplice accettazione della realtà della vita. Inutile preoccuparsi troppo, tanto i problemi non li risolve la preoccupazione. Inutile perdere il sonno sui problemi, tanto te li trovi la mattina dopo e sei solo più stanco per affrontarli.

Oggi sono 16 anni che sono amico di una persona, amicizia nata virtualmente, amicizia molto intensa e bella continuata anche dopo la nostra conoscenza e dopo che gli eventi della vita (è facile sentirsi spesso da studenti) ci hanno portato a non sentirci più per tanto tempo. Sono contento, è una delle mie ultime birre in compagnia pre-covid 🙂

Questo 2020 mi ha portato, come ultimo regalo prima della sua conclusione, l’inizio di un rapporto lavorativo pieno, intenso e molto stimolante. Una persona assunta senza vedere il CV, senza conoscere molto di questa persona ma con una consapevolezza grande: una grandissima voglia di fare, di riscatto e di autorealizzazione. Tutto ciò unito a ciò che di più forte mi ha comunicato questa persona quando me la sono trovata di fronte per la prima volta: onestà. Mi trovo a lavorare con una persona che spesso considero quasi mia pari, non tanto per le competenze tecniche, ma quanto per una visione di quello che è l’impegno e la strategia aziendale.

In questo 2021 devo rimanere calmo, sereno e con un obiettivo ben chiaro sempre davanti a me. In questo modo potrò lasciare il peggio alle spalle. Auguri a chiunque dovesse leggere passando da questo spazio! Buon 2021. Alla fine L’annus horribilis non è stato poi così orribile. Il come affrontare questo 2021 dipende solo dal nostro stato mentale!

8 mesi

Quasi un parto, è quanto è passato dall’ultima volta in cui mi sono ritagliato del tempo per scrivere.

Scrivere è un’attività che mi fa bene, mi aiuta a rimettere in ordine le idee, mi fa fare il punto della situazione, mi aiuta a capire se tutto sta andando per il verso giusto oppure no.

Quest’anno è stato strano, è capitato a tutti di dover gestire qualcosa che nell’immaginario di ciascuno sicuramente ha dell’inaspettato. Una pandemia. Sì perché con tutti i progressi tecnologici e medici, l’uomo che è entrato a gamba tesa nel ventunesimo secolo, l’umo che riprende l’esplorazione dello spazio, l’uomo che può fare quasi tutto, è messo in ginocchio da un virus. La cosa più buffa è che ci ha messo di fronte al fatto che le misure igieniche di base non sono seguite correttamente tutti i giorni da tutti.

A essere sincero la pandemia mi ha spaventato, mi sono reso conto che è più difficile di quanto sembri ammalarsi ma, nel contempo, purtroppo, dipende molto anche da come si comporta la gente. La stessa gente che non ha il più piccolo barlume di empatia e che è pronta a fare stragi piuttosto di rispettare delle regole semplici. Oppure la gente che maneggia con scarso successo i tempi verbali, confonde S e Z quando scrive, commette scempi grammaticali, ma che comunque è in grado, con assoluta certezza, di insultarti perché non vedi il chiaro disegno dei poteri forti, di bindemberg, o come cavolo si scrive, del nuovo ordine mondiale, e che manifesta, assembrandosi, contro l’utilizzo della mascherina chirurgica che, si sa, ci fa respirare la nostra stessa anidride carbonica per limitare le nostre facoltà mentali e manipolarci meglio. Mi verrebbe da tranquillizzare tutti, che nel loro caso non c’è bisogno di limitare le facoltà mentali.

Sono preoccupato, sì sono preoccupato per la mia famiglia, per i NO che tocca dire a persone che non sentono il pericolo come lo sentiamo noi, a attuare dei compromessi per poter lavorare tranquillamente e per poter vivere una vita senza preoccupazioni in uno dei momenti più critici che la storia dell’uomo moderno abbia mai incontrato.

Siamo a 1 milione e 700 mila morti nel momento in cui sto scrivendo, e abbiamo la consapevolezza di quello che succede a limitare le interazioni umane, dal punto di vista economico e sicuramente abbiamo la consapevolezza di quello che succede a non limitarle, dal punto di vista della salute. Questa pandemia è arrivata in un periodo di recessione globale, in un momento in cui la globalizzazione ha dimostrato che è difficile limitare tutti gli spostamenti, tutte le interazioni umane e che alla fine, dipendiamo tantissimo dagli stessi paesi che biasimiamo di solito proprio a causa della globalizzazione. D’altro canto sembra che basti il non rispetto delle norme sanitarie in un paese remoto della Cina per avere conseguenze nefaste fino a casa nostra.

Spero che questo Natale e questo nuovo anno porteranno un po’ di normalità, magari condita con un pochino meno contatto umano immotivato visto che, in fondo, io ci sto bene con gli estranei a 1 m di distanza. Forse l’unica cosa buona che ha portato questa pandemia.

Tanti auguri a chiunque passerà da questo spazio e avrà avuto la pazienza di leggere fino in fondo.

Intelligenza

Sento il bisogno di esprimere questo pensiero perché alcune volte mi viene mossa un’osservazione.

Il contesto è quello di una nuova conoscenza, una persona con cui si ha una conversazione stimolante, allora si cerca di innalzare il livello della conversazione fino a che mi sento dire:”Eh, ma io non sono intelligente come te!”

Questa affermazione mi intristisce sempre un pochino perché non ritengo che si possa esprimere un pensiero del genere. A parte la mancanza di autostima unita alla consapevolezza di aver raggiunto il proprio limite in un dato ambito (e non è cosa da tutti, sia chiaro) denota anche la mancanza di una considerazione molto semplice quanto dura da realizzare.

L’intelligenza è relativa. Sì, questa consapevolezza si è fatta strada piano piano nella mia mente, l’intelligenza è relativa, o meglio ha diversi settori nei quali uno può eccellere rispetto ad altri e in un altro settore il rapporto può invertirsi.

Pertanto mi trovo a fare dei discorsi in cui vertono principalmente logica e correlazione di eventi, e mi sento dire che sono più intelligente, quando poi il discorso si sposta su fatti che hanno più a che fare con l’astratto, l’estetica e ambiti più “sentimentali” mi trovo travolto da ragionamenti così profondi da lasciarmi sbalordito per il modo in cui vengono presentati come se fossero cose ovvie.

Forse questa è la parte più bella del conoscere persone nuove.

Sabato santo

Sabato santo è sempre stata una giornata molto particolare per me, fino a che ho vissuto in famiglia con i miei genitori, per lo meno. Una giornata ferma, felice, senza pensieri, il culmine di un periodo e un momento per stare tutti insieme

Forse è una delle poche giornate in cui si riposava anche mia mamma, si mangia poco, perché ancora quaresima, si sta insieme.

Durante le vacanze pasquali mi è sempre piaciuto vivere la bellezza delle mattina che parte lentamente, facendo in modo di essere il primo ad alzarmi, anche se non riuscivo sempre nell’intento, in modo da godermi la mattina, di solito soleggiata e con il tepore della primavera, con i membri della famiglia che piano piano si uniscono a me nella giornata.

Una giornata riflessiva, culmine di un periodo di attesa, caratterizzato, come ho sempre fatto, dal silenzio, un modo per riprendere i contatti con la mia interiorità, qualche rinuncia. Una giornata a televisione rigorosamente spenta, un buon libro, la colazione fatta con calma, pranzo leggero tutti insieme, nulla di programmato anche se nessuna preclusione fosse venuta in mente qualche idea a qualcuno. Un po’ mi manca.

Ora non è più così, ho la mia famiglia, quindi posso capire che, anche se ci si rilassa, si fa di più di quanto si faceva quando si era ragazzi. A volte è un miracolo trovare 10 minuti di fila sulla stessa cosa.

Quest’anno è stato difficile percepire questa atmosfera, ma in fondo è una quaresima che dura da più di un mese e che durerà un altro mese buono se tutto va bene. E’ difficile capire il susseguirsi delle giornate, spesso non ricordo che giorno sia, e domani è Pasqua e in questo momento mi piacerebbe un po’ di tempo da solo.

Buona Pasqua a tutti.

Video, vlog e affini

Non riesco a capire come le persone abbiamo il tempo di fruire tutte le informazioni che ogni giorno ci bombardano.

Ultimamente non sono un gran lettore, è un periodo particolare ma ciò su cui voglio informarmi, ciò che mi serve per lavoro, per informazione, per svago, per imparare cose nuove spesso viene cercato sul web.

Purtroppo, negli ultimi periodi è sempre più frequente trovare informazioni in VIDEO. Ora, ci sono due format per i contenuti video, quello in cui si inizia “in medias res” e quello in cui si racconta una storia, in cui si intrattiene chi guarda. Ora, per la maggior parte delle cose potrei accettare il primo tipo di video, mentre il secondo, necessario in alcune situazioni, tende a assorvire 10 minuti per qualcosa che, scritto, occuperebbe si e no 15 righe.

Inizia ad essere sempre pù frequente trovare informazioni esclusivamente in video. Il fatto che nei vari lettori delle piattaforme online è possibile visualizzare i viedo a velocità aumentata, significa che il problema fondamentale è il tempo. Sebbene esistano metodologie di lettura veloce, non credo, o magari semplicemente non le conosco, che esistano delle metodologie di “ascolto veloce” anche perché mi sembra che la concentrazione che serve ad ascoltare una traccia audio a velocità aumentata, è decisamente superiore a quella che serve ad ascoltare un testo a velocità normale. Inoltre ascoltare un testo mentre si fa altro, riduce per forza la concentrazione nel fare ciò che si fa mentre si ascolta, oppure si rischia di perdere delle parti mentre la concentrazione oscilla su quello che è la nostra attiività principale.

In più, e questo esula dalla mia semplice preferenza, molto spesso cerco il contenuto che mi serve tramite parole chiave quando arrivo su un documento o su testo particolarmente lungo, mentre nel caso del video non è possibile cercare una singola parola.

Proprio non capisco questa mania. E’ veramente comodo stare a guardare o ascoltare podcast, video o cose del genere?