Anno nuovo, anno vecchio, bilanci

Alba al parco delle cave, febbraio 2020

Raramente pubblico immagini su questo sito, anche perché normalmente vengono pubblicate sul mio sito di fotografia o sui miei vari canali social. Questa però ha diversi significati e non ho una foto decente di inizio 2021 (anche perché oggi è stato brutto tempo).

In maniera goliardica, scaramantica o anche convinta (qualcuno è sicuramente convinto di quanto sto per scrivere) è stata data la colpa di ogni disgrazia avvenuta al 2020. Il 2020 è un periodo di tempo convenzionale, sancisce una rivoluzione completa del nostro pianeta intorno al sole, non è nulla di più di un raggruppamento consecutivo di 366 giorni (infatti era bisestile) che per forza non ha alcuna volontà, alcuna colpa né nulla.

Sono capitate tante cose quest’anno, è stato carico di avvenimenti, ma primo tra tutti l’anno in cui la pandemia si è diffusa in tutto il pianeta con, primo esempio reale e ben documentato, diversi eventi attorno al globo che si riassumono sotto alla definizione di Lockdown. Da lombardo mi fa ridere questa somiglianza antitetica dialettale con l’inglese. Per dire qualcosa di chiuso volontariamente, si dice “Sarà sù” (Chiuso sù) mentre in inglese Lockdown (Chiuso giù). Questo evento ci ha fatto rivalutare la nostra vita in tanti modi diversi, tra cui quello delle libertà individuali e diritti civili che alcuni sono pronti a barattare per un tozzo di pane ma non per combattere un’emergenza sanitaria senza pari.

Una consapevolezza è nata in me. Probabilmente questo sarà il primo di eventi simili in questo mondo sempre più affollato. Che è in corso una lotta per uno dei diritti più sacrosanti che l’uomo abbia e di cui non comprende la bontà, il diritto alla privacy. Il diritto al fatto che nessuna entità possa sapere che cosa stia succedendo nel privato di ciascuno di noi.

Non so cosa ci riserverà il futuro ma mi sento in dovere di fare qualcosa per le generazioni future ma mi sento troppo piccolo per fare qualsiasi cosa. Chissà magari mi verrà una buona idea. Sicuramente l’umanità è chiamata ad essere più attenta perché abbiamo avuto una dimostrazione lampante che alcuni atteggiamenti contro alcune regole sanitarie, da un gruppo tutto sommato ristretto di persone, abbiano messo in ginocchio il pianeta intero.

D’altro canto in questo 2020, anche se le avvisaglie c’erano già da tempo, si è scatenata la disinformazione a livelli mai visti. E abbiamo visto come, gente che dovrebbe avere una cultura di un certo tipo, credere nelle affermazioni più dementi e assurde, che vanno contro ogni buon senso come contro il metodo scientifico che è quello che ha permesso a questa fetta di popolazione, preoccupantemente grande e prolifica sui canali di comunicazione, di far sentire la propria voce e soprattutto di incontrarsi.

Credo che in questo 2021 vedremo delle scene pietose di gente che nega la pandemia, si ribella alle misure di contenimento della stessa e che rifiuterà il vaccino in quanto strumento di controllo mentale. Beh, forse non si sono accorti che la loro mente è già stata controllata senza nemmeno queste tecnologie che millantano. Sono veramente curioso di scoprire come si evolverà questa lotta tra le istituzioni e chi si ribella a qualunque cosa venga proposta, solo perché possa essere fastidiosa o scomoda o semplicemente perché non credono nella realtà dei fatti. Addirittura qualcuno nega che sia tutto vero perché non ha visto i morti in quanto erano tutti chiusi in casa.

Con tutte queste elucubrazioni a ruota libera, auguro a chiunque passi di qui un buon 2021.

2021

Sembra strano, abbiamo tutti bisogno di ragionare a cicli, e quale ciclo convenzionalmente riconosciuto è migliore che quello dell’anno solare? Tutti tiriamo le somme a questo punto, è naturale, e infondo tutti ne abbiamo bisogno, che vogliamo ammetterlo o meno.

Quest’anno è stato strano, ansie, nervosismi, novità, entusiasmi e delusioni. Ho fatto una mossa coraggiosa sul lavoro, mi sono tolto parecchia zavorra, ho iniziato a lavorare più easy. Mi sono state chiare alcune cose che avrei dovuto capire tempo fa, ho finalmente metabolizzato un’esperienza fallimentare precedente.

Ho conosciuto persone nei primi mesi dell’anno, alcune di persona (la penultima uscita fotografica possibile prima del lockdown) e una persona virtualmente, aiutandola a riparare il computer che aveva smesso di funzionare durante il lockdown. Sono state amicizie importanti perché mi hanno permesso di confrontarmi e di volgere altrove la mente ogni tanto quando la quotidianità del telelavoro rendeva la vita famigliare pesante.

Non avrei mai immaginato di puntare la sveglia alle 6.00 ogni mattina del lockdown per avere 2 ore di tempo tutte per me, 2 ore in cui ho avuto qualche occasione di introspezione che mi hanno fatto capire diverse cose di me e del mio modo d’essere.

Sono riuscito ad acquisire una nuova serenità, che potrebbe sembrare fatalismo ma in realtà credo sia una semplice accettazione della realtà della vita. Inutile preoccuparsi troppo, tanto i problemi non li risolve la preoccupazione. Inutile perdere il sonno sui problemi, tanto te li trovi la mattina dopo e sei solo più stanco per affrontarli.

Oggi sono 16 anni che sono amico di una persona, amicizia nata virtualmente, amicizia molto intensa e bella continuata anche dopo la nostra conoscenza e dopo che gli eventi della vita (è facile sentirsi spesso da studenti) ci hanno portato a non sentirci più per tanto tempo. Sono contento, è una delle mie ultime birre in compagnia pre-covid 🙂

Questo 2020 mi ha portato, come ultimo regalo prima della sua conclusione, l’inizio di un rapporto lavorativo pieno, intenso e molto stimolante. Una persona assunta senza vedere il CV, senza conoscere molto di questa persona ma con una consapevolezza grande: una grandissima voglia di fare, di riscatto e di autorealizzazione. Tutto ciò unito a ciò che di più forte mi ha comunicato questa persona quando me la sono trovata di fronte per la prima volta: onestà. Mi trovo a lavorare con una persona che spesso considero quasi mia pari, non tanto per le competenze tecniche, ma quanto per una visione di quello che è l’impegno e la strategia aziendale.

In questo 2021 devo rimanere calmo, sereno e con un obiettivo ben chiaro sempre davanti a me. In questo modo potrò lasciare il peggio alle spalle. Auguri a chiunque dovesse leggere passando da questo spazio! Buon 2021. Alla fine L’annus horribilis non è stato poi così orribile. Il come affrontare questo 2021 dipende solo dal nostro stato mentale!

8 mesi

Quasi un parto, è quanto è passato dall’ultima volta in cui mi sono ritagliato del tempo per scrivere.

Scrivere è un’attività che mi fa bene, mi aiuta a rimettere in ordine le idee, mi fa fare il punto della situazione, mi aiuta a capire se tutto sta andando per il verso giusto oppure no.

Quest’anno è stato strano, è capitato a tutti di dover gestire qualcosa che nell’immaginario di ciascuno sicuramente ha dell’inaspettato. Una pandemia. Sì perché con tutti i progressi tecnologici e medici, l’uomo che è entrato a gamba tesa nel ventunesimo secolo, l’umo che riprende l’esplorazione dello spazio, l’uomo che può fare quasi tutto, è messo in ginocchio da un virus. La cosa più buffa è che ci ha messo di fronte al fatto che le misure igieniche di base non sono seguite correttamente tutti i giorni da tutti.

A essere sincero la pandemia mi ha spaventato, mi sono reso conto che è più difficile di quanto sembri ammalarsi ma, nel contempo, purtroppo, dipende molto anche da come si comporta la gente. La stessa gente che non ha il più piccolo barlume di empatia e che è pronta a fare stragi piuttosto di rispettare delle regole semplici. Oppure la gente che maneggia con scarso successo i tempi verbali, confonde S e Z quando scrive, commette scempi grammaticali, ma che comunque è in grado, con assoluta certezza, di insultarti perché non vedi il chiaro disegno dei poteri forti, di bindemberg, o come cavolo si scrive, del nuovo ordine mondiale, e che manifesta, assembrandosi, contro l’utilizzo della mascherina chirurgica che, si sa, ci fa respirare la nostra stessa anidride carbonica per limitare le nostre facoltà mentali e manipolarci meglio. Mi verrebbe da tranquillizzare tutti, che nel loro caso non c’è bisogno di limitare le facoltà mentali.

Sono preoccupato, sì sono preoccupato per la mia famiglia, per i NO che tocca dire a persone che non sentono il pericolo come lo sentiamo noi, a attuare dei compromessi per poter lavorare tranquillamente e per poter vivere una vita senza preoccupazioni in uno dei momenti più critici che la storia dell’uomo moderno abbia mai incontrato.

Siamo a 1 milione e 700 mila morti nel momento in cui sto scrivendo, e abbiamo la consapevolezza di quello che succede a limitare le interazioni umane, dal punto di vista economico e sicuramente abbiamo la consapevolezza di quello che succede a non limitarle, dal punto di vista della salute. Questa pandemia è arrivata in un periodo di recessione globale, in un momento in cui la globalizzazione ha dimostrato che è difficile limitare tutti gli spostamenti, tutte le interazioni umane e che alla fine, dipendiamo tantissimo dagli stessi paesi che biasimiamo di solito proprio a causa della globalizzazione. D’altro canto sembra che basti il non rispetto delle norme sanitarie in un paese remoto della Cina per avere conseguenze nefaste fino a casa nostra.

Spero che questo Natale e questo nuovo anno porteranno un po’ di normalità, magari condita con un pochino meno contatto umano immotivato visto che, in fondo, io ci sto bene con gli estranei a 1 m di distanza. Forse l’unica cosa buona che ha portato questa pandemia.

Tanti auguri a chiunque passerà da questo spazio e avrà avuto la pazienza di leggere fino in fondo.

Intelligenza

Sento il bisogno di esprimere questo pensiero perché alcune volte mi viene mossa un’osservazione.

Il contesto è quello di una nuova conoscenza, una persona con cui si ha una conversazione stimolante, allora si cerca di innalzare il livello della conversazione fino a che mi sento dire:”Eh, ma io non sono intelligente come te!”

Questa affermazione mi intristisce sempre un pochino perché non ritengo che si possa esprimere un pensiero del genere. A parte la mancanza di autostima unita alla consapevolezza di aver raggiunto il proprio limite in un dato ambito (e non è cosa da tutti, sia chiaro) denota anche la mancanza di una considerazione molto semplice quanto dura da realizzare.

L’intelligenza è relativa. Sì, questa consapevolezza si è fatta strada piano piano nella mia mente, l’intelligenza è relativa, o meglio ha diversi settori nei quali uno può eccellere rispetto ad altri e in un altro settore il rapporto può invertirsi.

Pertanto mi trovo a fare dei discorsi in cui vertono principalmente logica e correlazione di eventi, e mi sento dire che sono più intelligente, quando poi il discorso si sposta su fatti che hanno più a che fare con l’astratto, l’estetica e ambiti più “sentimentali” mi trovo travolto da ragionamenti così profondi da lasciarmi sbalordito per il modo in cui vengono presentati come se fossero cose ovvie.

Forse questa è la parte più bella del conoscere persone nuove.

Sabato santo

Sabato santo è sempre stata una giornata molto particolare per me, fino a che ho vissuto in famiglia con i miei genitori, per lo meno. Una giornata ferma, felice, senza pensieri, il culmine di un periodo e un momento per stare tutti insieme

Forse è una delle poche giornate in cui si riposava anche mia mamma, si mangia poco, perché ancora quaresima, si sta insieme.

Durante le vacanze pasquali mi è sempre piaciuto vivere la bellezza delle mattina che parte lentamente, facendo in modo di essere il primo ad alzarmi, anche se non riuscivo sempre nell’intento, in modo da godermi la mattina, di solito soleggiata e con il tepore della primavera, con i membri della famiglia che piano piano si uniscono a me nella giornata.

Una giornata riflessiva, culmine di un periodo di attesa, caratterizzato, come ho sempre fatto, dal silenzio, un modo per riprendere i contatti con la mia interiorità, qualche rinuncia. Una giornata a televisione rigorosamente spenta, un buon libro, la colazione fatta con calma, pranzo leggero tutti insieme, nulla di programmato anche se nessuna preclusione fosse venuta in mente qualche idea a qualcuno. Un po’ mi manca.

Ora non è più così, ho la mia famiglia, quindi posso capire che, anche se ci si rilassa, si fa di più di quanto si faceva quando si era ragazzi. A volte è un miracolo trovare 10 minuti di fila sulla stessa cosa.

Quest’anno è stato difficile percepire questa atmosfera, ma in fondo è una quaresima che dura da più di un mese e che durerà un altro mese buono se tutto va bene. E’ difficile capire il susseguirsi delle giornate, spesso non ricordo che giorno sia, e domani è Pasqua e in questo momento mi piacerebbe un po’ di tempo da solo.

Buona Pasqua a tutti.

Video, vlog e affini

Non riesco a capire come le persone abbiamo il tempo di fruire tutte le informazioni che ogni giorno ci bombardano.

Ultimamente non sono un gran lettore, è un periodo particolare ma ciò su cui voglio informarmi, ciò che mi serve per lavoro, per informazione, per svago, per imparare cose nuove spesso viene cercato sul web.

Purtroppo, negli ultimi periodi è sempre più frequente trovare informazioni in VIDEO. Ora, ci sono due format per i contenuti video, quello in cui si inizia “in medias res” e quello in cui si racconta una storia, in cui si intrattiene chi guarda. Ora, per la maggior parte delle cose potrei accettare il primo tipo di video, mentre il secondo, necessario in alcune situazioni, tende a assorvire 10 minuti per qualcosa che, scritto, occuperebbe si e no 15 righe.

Inizia ad essere sempre pù frequente trovare informazioni esclusivamente in video. Il fatto che nei vari lettori delle piattaforme online è possibile visualizzare i viedo a velocità aumentata, significa che il problema fondamentale è il tempo. Sebbene esistano metodologie di lettura veloce, non credo, o magari semplicemente non le conosco, che esistano delle metodologie di “ascolto veloce” anche perché mi sembra che la concentrazione che serve ad ascoltare una traccia audio a velocità aumentata, è decisamente superiore a quella che serve ad ascoltare un testo a velocità normale. Inoltre ascoltare un testo mentre si fa altro, riduce per forza la concentrazione nel fare ciò che si fa mentre si ascolta, oppure si rischia di perdere delle parti mentre la concentrazione oscilla su quello che è la nostra attiività principale.

In più, e questo esula dalla mia semplice preferenza, molto spesso cerco il contenuto che mi serve tramite parole chiave quando arrivo su un documento o su testo particolarmente lungo, mentre nel caso del video non è possibile cercare una singola parola.

Proprio non capisco questa mania. E’ veramente comodo stare a guardare o ascoltare podcast, video o cose del genere?

Corona Virus

Manco da tempo da questo spazio, scrivevo che avevo voglia di normalità. Nel frattempo un lutto e varie peripezie lavorative e personali che mi portano diritto diritto in un momento di fermo totale durante ciò che credevo non avrei mai visto in vita mia. Una pandemia.

Proprio la normalità a cui aspiravo e a cui anelavo.

Decisamente il sommo fattore (tanto perché sono in vena di citazioni colte) ha il senso dell’ironia. Non abbiamo una pandemia che dia sintomi eclatanti e preoccupanti, o strani, immediatamente riconducibili a qualcosa di spaventoso. No, abbiamo una pandemia che porta sintomi influenzali, proprio nel periodo di massima diffusione della stessa influenza.

Domani sarà completato lo shutdown del paese. Ormai ci riempiamo la bocca con termini stranieri. Tutto si ferma domani, tranne i servizi essenziali.

Martedì ho fatto un intervento da un cliente, un controller RAID di un server che era guasto e che era arrivato venerdì pomeriggio. domenica sera annunciate le misure di mobilità ridotta, istituite le zone rosse, martedì sono andato a sostituirlo per due motivi. Il cliente ha circa 30 persone in telelavoro che dipendono da un gruppo di server uno dei quali quel controller avrebbe ripristinato lo stato di salute, e perché (siccome Murphy non perdona) non avrei mai voluto uscire di casa in un momento peggiore dovendo magari ottenere permessi particolari in una situazione causata dall’aver trascurato un componente del genere.

Domani esco di nuovo, devo andare a comperare generi alimentari. La mia famiglia dipende da me. E’ tutto così strano, è surreale. Il silenzio.

Il silenzio domina Milano, incredibile.

O mi bela Madunina

sota a ti se viv la vita, se sta mai coi man in man

Nella mia vita ho viaggiato un po’ e difficilmente ho incontrato una città tutto sommato piccola, più rumorosa di Milano. Ma ciò che è buffo è che, con il rimescolamento delle culture e con il fatto che da tutta Italia vengono a vivere a Milano per motivi tanto di studio quanto di lavoro, il rumore è sia di gente che lavora quanto di gente che si intrattiene per strada. Ora regna il silenzio.

Potevamo fare qualcosa di più? Non lo so. Certo è che mi sento di non aver violato alcuna restrizione, obbligo o limitazione ma fino al giorno 8 marzo ho girato la città per diversi motivi, non in ultimo quello della passione per la fotografia. L’occasione unica di immortalare Milano vuota, deserta. Mi sono concesso un punto di ripresa per il quale ero in piedi in mezzo alla strada. Impensabile.

Ho preso sottogamba la questione? Non credo. Purtroppo l’intento di tranquillizzare la popolazione, su una persona poco paurosa come me ha ottenuto l’effetto di una, forse, falsa sensazione di sicurezza che mi ha portato comunque a vedere gente e visitare posti della città.

Fortunatamente sono una persona che ha sempre rifuggito la folla, gli spazi affollati e la troppa concentrazione di umanità, quindi non sono stato comunque a contatto con troppe persone. Però la sensazione che mi porta questo flusso di pensieri è forte.

La consapevolezza che qualcosa non tornava in tutto quanto era successo prima mi è arrivata domenica, di colpo. Come un fulmine a ciel sereno.

Ora devo solamente cercare di non perdere tempo e di “ricaricare le batterie” per prepararmi ad affrontare quello che sarà finito questo periodo.

Per la prima volta nella vita mi trovo ad affrontare qualcosa che porta a vacillare il mio ottimismo.

Chi vivrà vedrà.

Voglia di normalità

Tanta voglia di scrivere, tanta voglia di fotografare, tanta voglia di imbrigliare in qualche modo la mia creatività che in questo momento è sepolta sotto una coltre di pensieri e di dubbi sul futuro che sempre è incerto.

Quanto sarebbe più poetico dire che guardo il foglio bianco in attesa che i pensieri prendano forma, in realtà guardo la porzione di schermo bianco, con i medi sui rilievi della tastiera pronto a dar voce ai pensieri che si stanno formando.

Oggi giornata uggiosa, primo novembre, Ognissanti, festa che per me ha sempre avuto il sapore di “fermo” immobile, anche se voleva dire salire in macchina per andare a trovare i nonni lontani che, ahimè erano al campo santo.

Oggi il sentimento è mutato anche se dai nonni ci vado solo con il pensiero in quanto sono lontano molti più chilometri in una direzione totalmente diversa. Non so esprimere bene quello che si sta facendo strada in questo periodo dentro di me. E’ maggior consapevolezza, introspezione, comprensione degli errori passati, forse maturità?

Man mano che passa il tempo mi viene da sorridere perché penso a mio padre, e penso a quando mi trasmetteva sicurezza che tutto fosse a posto, tranquillo, sicuro, senza scossoni e quanto deve essere stato impegnativo comunicarmi questo senso di sicurezza.

Oggi va così, introspezione, voglia di normalità, voglia di riprendere in mano alcune situazioni che mi fanno diventare cupo e pensieroso. Ho voglia di normalità.

Silenzio

Silenzio, uno stato che spaventa i più. Forse perché non siamo portati a percepirlo fino in fondo. Forse perché sotto una soglia di rumore le nostre orecchie riescono a percepire il fluire del sangue nel nostro corpo. Non c’è scampo.

Il silenzio, in fondo, è fatto di suoni, per lo più piacevoli, coinvolgenti, rilassanti. Con il silenzio è possibile ascoltare noi stessi, che probabilmente è ciò che spaventa i più del silenzio.

Una società come la nostra non rimane mai in silenzio. Notifiche, messaggi vocali, post, video, pubblicità, social, ecc. Rumore, rumore, rumore e ancora rumore. Sembra che l’uomo moderno non sia capace di stare in silenzio.

In silenzio ci accorgiamo che i nostri pensieri sono rumorosi, caotici, a volte più della vita che ci circonda. Ma proprio dai nostri pensieri ci accorgiamo di quanto siano profonde le nostre necessità e quali siano i nostri veri desideri.

Tempo fa solevo fare due cose per ricercare il silenzio.
La prima era quella di guidare fino a un punto di una strada di montagna dove sapevo fosse possibile entrare nel bosco per qualche metro con la macchina, la spegnevo, uscivo dall’abitacolo per andare a sdraiarmi su cofano e parabrezza. Il tepore del motore con il contrasto del fresco del bosco, unito a tutti gli scricchiolii del metallo dell’automobile che iniziava a raffreddarsi e il leggero soffiare della brezza tra i rami degli alberi e qualche civetta che faceva sentire il suo lamento qua e là.
La seconda era di tipo totalmente diverso, una macchina molto vecchia, ancora con le bobine non schermate, accendevo la radio in onde medie, senza nessuna stazione sintonizzata e vagavo ascoltando il suono delle bobine che innescavano nella radio che producevano un rumore bianco a frequenza variabile proporzionale alla frequenza di rotazione del motore.

Nel primo caso lasciavo liberi i pensieri di scorrere e li ascoltavo.

Nel secondo caso riuscivo a svuotare completamente la mente, raggiungendo di fatto un silenzio ancora più profondo che durava pochi istanti dopo la fine del gioco. I pensieri in questo caso tornavano poco alla volta come una dissolvenza cinematografica. A volte mi aiutava ad ascoltare meglio i primi che affioravano.

Il silenzio mi piace, il silenzio è qualcosa di utile per conoscersi meglio e per essere sinceri con se stessi e perché no, per decidere di volere la confusione che ci circonda.

Tanta carne al fuoco

Cerco di fare silenzio dentro perché da fuori ci sono milioni di stimoli che non sempre portano a qualcosa di buono.

Sto facendo il giocoliere con tutto ciò che in questo momento compone la mia vita personale, la mia vita professionale stando attento a non far cadere nulla perché sarebbe opportunità per il futuro, sempre.

Periodo di grande stanchezza, poco fisica e molto mentale e a volte sento l’affanno che mi assale. Poca possibilità di pianificare, non che io sia un asso in questo tra l’altro, e molta tensione verso un periodo in cui ci sia una maggior tranquillità su tutti i fronti.

Ho voglia di tranquillità, di non crollare addormentato appena il ritmo della giornata rallenta. Sono alla soglia dei 40 anni e non vedo ancora nulla di consolidato nella mia esistenza.

Per aspera ad astra.