Ieri sono stato colpito dalla considerazione fatta da una persona sul fatto che “gli altri” sono dei “vortici famelici” completamente incentrati sulla felicità a tutti i costi.
La cosa curiosa di tutto questo è che la frase è racchiusa in un pensiero più ampio condiviso su instagram, social su cui si comunica prevalentemente con le immagini. Idealmente le immagini dovrebbero parlare da sole. La cosa buffa di questo social è che spesso le persone danno peso solamente alle immagini e per un tempo inferiore ai 3 secondi, totalmente insufficiente per valutare in maniera adeguata una qualsiasi fotografia, ma solo per coglierne una sensazione superficiale adeguata solamente a mettere “mi piace”. Motivo per cui se posti un quadrato nero, con qualche hashtag, una decina di “mi piace” li becchi lo stesso. La cosa buffa di quanto appena descritto è che, leggendo sempre le didascalie, scopro queste perle che mi portano a scrivere le mie riflessioni.
Di primo acchito la mia mente è stata riportata a questo episodio che c’entra in parte con quanto ho capito intendere l’autrice della perla di cui sopra.
Sostanzialmente è quello che vivo tutti i giorni in una grande città del nord Italia, la gente che fa di tutto per apparire felice, per divertirsi a tutti i costi quando in realtà il divertimento, nel senso più stretto del termine, deriva dal latino, come riporta Treccani,
divertire (ant. divèrtere) v. tr. [dal lat. divertĕre, propr. «volgere altrove», comp. di di(s)-1 e vertĕre «volgere»]
ha il suo significato più profondo nel volgersi altrove, ossia nel fare qualcosa di diverso dal solito. Il mondo moderno, poi, ha modificato questo significato aggiungendo una connotazione di “intrattenimento” attivo o passivo a questa attività. Se si corre tutta la settimana con mille impegni, il divertimento può anche semplicemente essere il distendersi sul divano a guardare un film. Può essere semplicemente andare a prendersi un caffè in centro e sedersi a un tavolino a guardare passare la gente. Può essere qualsiasi cosa.
Tornando a quanto dicevo di ciò che vedo sempre nella vita quotidiana di una grande città è che il divertimento deve essere omologato, assolutamente se no non ti diverti, ed è “a tutti i costi”. Cosa vuol dire? Vuol dire che se non vai all’ultimo evento mondano sponsorizzato, che se non vai a farti tirare secchiate di colore mentre corri nell’afa milanese, che se non vai ad ammassarti al salone del mobile, che se non passi metà della tua vita in fila al padiglione del Giappone, se non ti ubriachi marcio quando esci con gli amici, che se… In sostanza il divertimento diventa un impegno e sicuramente genera altro stress.
Io mi tengo il mio divano, voi fate quel che volete.