Come mai in questo periodo sto vivendo il paradosso di avere certezze e in contemporanea incertezze. Questo secondo me è il paradosso del piccolo imprenditore, che non ha possibilità, in quanto la sua realtà è troppo piccola, di quelle che siano le certezze del futuro, ma al contempo ha delle certezze, tra cui il personale, i collaboratori, e i rapporti interpersonali.
Vengo da una realtà passata nella quale sono stato portato a diventare quasi sgradevole caratterialmente, ero combattuto tra l’essere gentile e il venire sfruttato. Purtroppo in Italia accorciare troppo le distanze significa aprirsi ai capricci della controparte, mettere in atto un comportamento che, in parte in maniera ricercata, viene considerato come una sorta di debolezza, una volta che sono cortese e che ci diamo del TU (che sul lavoro ho sempre maltollerato ma tant’è il mondo è cambiato ovunque) siamo “amici” e pertanto il cliente inizia a chiedere extra, sconti, cose che esulano dallo scopo principale della collaborazione.
Ora che lavoro in Svizzera, anche quando ho a che fare con altri italiani, il timore reverenziale e il maggior distacco che ti può dare la non certezza di essere connazionali, aiuta a mantenere le giuste distanze e quindi non cadere in questi problemi.
Ho avuto un anno frenetico, carico di soddisfazioni, la maggior parte delle quali, non mancando tra l’altro quelle lavorative, avvengono a livello interpersonale, il rendersi conto di essere un datore di lavoro non male, di riuscire a coinvolgere la gente, suscitare di nuovo fiducia nel prossimo e la riscoperta di una gentilezza che, magari solo di facciata, aiuta in tante cose.
E’ dura lavorare in Svizzera da italiano, molto dura, specialmente credo per merito di molti, anche se non credo siano la maggioranza, che hanno approcciato il paese ospitante come se non fossero nemmeno usciti dal territorio nazionale. Questo in un paese che tiene di più alla forma vuol dire farsi un brutto nome, ma farlo anche a chi non centra niente e cerca di approcciarsi con un modo di porsi basato sul rispetto.
Nonostante tutto trovo un paese, delle istituzioni e della gente che si fida, perché si capisce che mi sto muovendo il più possibile rispettando le regole che scopro man mano. E’ bello al secondo anno di attività andare a scegliere un’automobile, avere il leasing approvato in 72 ore e il veicolo in meno di una settimana. E’ bello il clima di fiducia che si respira, un posto dove ricevi la merce, la fattura successivamente e 30 giorni di tempo per pagarla. Da ex imprenditore italiano è qualcosa a cui non ci si abitua facilmente anche se dovrebbero essere la normalità e comunque, sempre per lo stesso motivo per cui non ci si abitua facilmente, si capisce bene il perché di queste complicazioni.
L’incertezza è di quanto lavoro arriverà e quando arriverà, la certezza è che arriva e che sto costruendo una realtà che crescerà con me. La certezza è che le istituzioni non provino ad affossarmi ma invece mi sostengono, la certezza è che quando chiamo qualcuno che deve darmi un servizio faccia di tutto per aiutarmi, che in fondo dovrebbe essere la norma ma purtroppo dalla parte del confine a cui sono abituato non lo è nemmeno un po’.
La certezza più grande è che sono riuscito a progredire a livello umano a tal punto da riuscire a lavorare per un anno con una persona che rimane legata al suo posto di lavoro per tantissimi motivi tra i quali la retribuzione e il lavoro in sé sono la parte meno importante anche se hanno la loro importanza basilare.